Cloud computing: ridurre i costi e aumentare l’efficienza

Il cloud non è “solo server di qualcun altro”: è un modello operativo che sposta la spesa da CAPEX a OPEX, rende la capacità elastica e introduce strumenti per misurare e ottimizzare in modo continuo. Tradotto in pratica: meno immobilizzazioni, meno sprechi, più agilità. In questo articolo vediamo come il cloud riduce i costi, dove si annidano i veri risparmi, quali modelli di prezzo scegliere e quali KPI usare per dimostrare il valore alla direzione.

Perché il cloud fa davvero risparmiare
Con il cloud elimini acquisto, manutenzione e aggiornamento di hardware locali, insieme a costi energetici e di raffreddamento. Paghi solo ciò che usi (pay-as-you-go), senza vincoli pluriennali e con la libertà di spegnere quando non serve. I provider principali (AWS, Google Cloud) formalizzano questo modello in modo esplicito, così puoi stimare e controllare la spesa con calcolatori e listini trasparenti.

Esempi concreti di risparmio
Non esiste una percentuale “magica” valida per tutti: dipende dal carico e da come lo gestisci. Case study e analisi ufficiali mostrano però riduzioni tangibili. Nel settore energy, Enel ha riportato −21% sui costi di compute e −60% sullo storage adottando AWS, oltre a tempi di provisioning scesi da 4 settimane a 2 giorni: meno spesa e più velocità di delivery.

Autoscaling: tagliare i picchi senza sovra-provisionare
Il vecchio modello on-prem ti costringeva a comprare capacità “di picco” che rimaneva inutilizzata per mesi. Con l’autoscaling adegui le risorse alla domanda (per esempio, durante il Natale di un e-commerce) e torni giù quando il traffico cala. Le best practice ufficiali di Google Cloud spiegano come impostare fallback cost-efficient per scalare senza gonfiare la bolletta nei momenti caldi.

TCO e pianificazione: come stimare il risparmio
Prima di migrare, calcola il Total Cost of Ownership (TCO) considerando non solo il prezzo delle VM, ma anche licenze, energia, spazio, personale, tempi di provisioning e obsolescenza. AWS mette a disposizione sia un Pricing Calculator sia guide per stimare il TCO di modernizzazioni (ad esempio con container), utili per costruire un business case difendibile in CDA.

Modelli di pricing vantaggiosi (quando usarli)

  • Pay-as-you-go: paghi in base all’uso effettivo; ideale per workload variabili e sperimentazioni.
  • Subscription/misure impegnate: piani mensili/annuali o impegni di spesa in cambio di sconti; bene per carichi stabili.
  • Free tier: utile per test e ambienti di sviluppo senza costi iniziali (limiti da verificare nel listino del provider).

Dove nascono i risparmi più grandi (e spesso ignorati)

  1. Spegnere ciò che non serve: script o scheduler che arrestano ambienti dev/test fuori orario.
  2. Right-sizing: profili di istanza adeguati (CPU/RAM/storage) al profilo reale del carico.
  3. Classi di storage: spostare dati poco usati su livelli più economici; definire policy di lifecycle.
  4. Sconti/commitment: istanze riservate o savings plans per i carichi prevedibili.
  5. Osservabilità FinOps: budget, alert e chargeback ai team per responsabilizzare il consumo.
    Le linee guida dei provider coprono queste leve in modo sistematico e aggiornato.

Licenze e SaaS: meno gestione, più prevedibilità
Passare a suite collaborative SaaS riduce attività di installazione, patching e supporto alle postazioni, oltre a chiarire i costi ricorrenti. Gli studi TEI (Total Economic Impact) di Forrester, commissionati da Microsoft, documentano risparmi e ROI in diversi scenari Microsoft 365 (attenzione: i valori sono per “organizzazioni composite”, vanno adattati al tuo contesto).

KPI per dimostrare l’efficienza alla direzione

  • Costo per risultato (es. costo per ordine elaborato, costo per build CI).
  • % di ore “spente” (istanze senza traffico o con CPU bassa).
  • Copertura autoscaling (quanti servizi scalano davvero).
  • Costo unitario (€/GB-mese, €/vCPU-ora) e trend mensile.
  • Time-to-market (giorni da richiesta a go-live).

Roadmap 30-60-90 giorni verso il risparmio

  • 0–30 giorni: inventario workload, baseline costi, abilitazione tag di costo; stima TCO e quick wins (spegnimenti automatizzati).
  • 31–60 giorni: right-sizing, classi storage, prime policy di autoscaling su ambienti non critici.
  • 61–90 giorni: valutazione impegni di spesa per carichi stabili; definizione dashboard FinOps e report per direzione.

Rischi da evitare (senza demonizzare il cloud)

  • Migrare “lift-and-shift” e basta: se non ottimizzi, rischi costi pari o superiori all’on-prem.
  • Assenza di tag e budget: senza visibilità non governi la spesa.
  • Over-provisioning cronico: il cloud lo rende comodo… e costoso.
  • Sicurezza trascurata: logging, backup e policy IAM sono parte del TCO, non optional.

Conclusione
Il cloud fa risparmiare quando è governato: autoscaling, right-sizing, storage a livelli, impegni ben calibrati e FinOps continuo. Con strumenti ufficiali per TCO/pricing e KPI chiari, puoi liberare budget da reinvestire in innovazione. Vuoi scoprire quanto puoi risparmiare migrando al cloud e con quali priorità operative? Gli esperti di Sfera Informatica possono affiancarti in un assessment con business case, piano di ottimizzazione e dashboard di controllo.

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