Il lato avanzato della protezione dalle minacce: come scegliere (e far rendere) una soluzione ATP

Le soluzioni di Advanced Threat Protection (ATP) puntano sulla prevenzione prima ancora che su rilevazione e risposta. Per riuscirci combinano intelligenza artificiale, machine learning, sandboxing e threat intelligence continua, con un obiettivo operativo molto concreto: bloccare minacce anche sconosciute (zero-day) prima che tocchino utenti e sistemi. Qui trovi le capacità e le caratteristiche essenziali da pretendere da un’ATP moderna, con esempi, controlli pratici e KPI per misurare l’efficacia.

Che cos’è un’ATP “moderna”
Un’ATP efficace lavora su email, web, endpoint e storage cloud, analizzando file e URL con più tecniche in pipeline (cache/reputazione, multi-AV, analisi statica, sandbox dinamica). Il suo tratto distintivo è la decisione in tempo reale: se un oggetto è sospetto, lo isola, lo neutralizza (es. CDR: rimuove macro/script), aggiorna gli indicatori e propaga la protezione al resto dell’ambiente.

Visibilità in tempo reale: guardare dentro l’endpoint
La prevenzione richiede telemetria profonda sugli endpoint: processi, chiamate di rete, modifiche al registro/file system, tentativi di escalation. Senza questi segnali, il blocco resta “alla cieca”. Pretendi:

  • raccolta eventi in tempo reale con impatto minimo,
  • correlazione tra utente, device, applicazione,
  • timeline dell’attacco per indagine e post-mortem.
    KPI: copertura dei dispositivi con agent attivo, latenza tra evento e analisi, completezza dei log.

Consapevolezza contestuale: ridurre i falsi positivi
Non basta sapere che “qualcosa si muove”: serve contesto. Un allegato con macro può essere legittimo in contabilità e sospetto nel reparto HR. L’ATP deve incrociare ruolo, postura del device (patch, cifratura), sensibilità del dato e storico dell’utente per decidere. Esito: meno interruzioni, blocchi mirati e priorità alle allerte che contano davvero.

Comprensione del valore dei dati: proteggere ciò che pesa di più
Le ATP migliori “capiscono” i dati: classi di sensibilità (personali, finanziari, IP aziendale), posizione (share, SaaS, endpoint) e flussi (interno, esterno, terze parti). Così adattano la risposta: da sola quarantena su file comuni a blocco e notifica legale se l’oggetto contiene informazione regolata (es. dati sanitari). Collega l’ATP a regole DLP di base per evitare esfiltrazioni.

Zero-day in pratica: perché la prevenzione conta
Uno zero-day è una vulnerabilità sfruttata prima che esistano firme o patch. Qui la differenza la fanno analisi comportamentale e sandboxing: il file “apparentemente pulito” viene eseguito in ambiente isolato; se prova a cifrare file, contattare C2 o modificare chiavi critiche, scatta il blocco e il rollback sugli endpoint esposti.

Gestione della superficie d’attacco: ridurla e controllarla
La superficie d’attacco cresce con app, plugin, macro, estensioni, account e permessi. Un’ATP deve aiutare a governarla:

  • application control/allow-list per limitare eseguibili e script,
  • policy su macro/archivi (esecuzione solo firmate, blocco SFX),
  • sandbox obbligatoria per file da domini neo-registrati,
  • isolamento/containment automatico del device se compaiono indicatori gravi.
    KPI: numero di app eseguibili consentite, eventi bloccati per categoria, host isolati e tempo di rientro.

Rich threat intelligence: decisioni informate, subito
Le minacce evolvono a ritmo alto. Serve threat intelligence ricca e fresca: feed globali, IoC verificati, reputazione di domini/IP, tecniche/indicatori mappati su MITRE ATT&CK. L’ATP deve aggiornarsi da sola e condividere gli indicatori con EDR, proxy, mail gateway e SIEM/SOAR, così un attacco visto una volta viene bloccato ovunque.

Le 4 caratteristiche fondamentali di un’ATP efficace

  1. Prevenzione proattiva degli zero-day
    Analisi statica/dinamica, ML comportamentale, CDR e time-of-click su URL. Obiettivo: bloccare prima dell’esecuzione.
  2. Gestione della superficie d’attacco
    Allow-list, controllo script/macro, sandbox selettiva, isolamento endpoint, policy per archivi e allegati “difficili”.
  3. Threat intelligence ricca e integrata
    Feed multipli, reputazione real-time, mapping ATT&CK, propagazione automatica di IoC e regole.
  4. Visibilità e contesto unificati
    Telemetria endpoint + e-mail + web + SaaS; decisioni che considerano ruolo, device, dato; riduzione dei falsi positivi con priorità smart.

Come integrarla nell’architettura esistente

  • Email security: scansione allegati/URL, detonazione in sandbox, riscrittura link con controllo al clic.
  • Endpoint: agent che dialoga con l’ATP per rollback, isolamento e enforcement locale.
  • Web/SWG: analisi download e navigazione, blocco C2, reputazione domini.
  • SaaS/Storage: scansione di file caricati/condivisi; policy di condivisione esterna più rigide su contenuti sensibili.
  • SIEM/SOAR: log centralizzati, playbook automatici, report per direzione e audit.

Percorso di adozione 30-60-90 giorni

  • 0–30 giorni: assessment canali (email, web, SaaS), baseline dei falsi positivi, pilota in monitor-only su un reparto.
  • 31–60 giorni: enforcement graduale (eseguibili, macro sconosciute, URL malevoli), CDR su Office/PDF, integrazione con EDR.
  • 61–90 giorni: estensione a tutti i reparti, collegamento a SIEM/SOAR, tuning mensile, runbook per eccezioni/quarantene e report KPI.

KPI per misurare l’efficacia

  • Tasso di blocco per categoria (allegati, URL, file in cloud).
  • Tempo medio di analisi (p50/p95) e impatto sull’operatività.
  • Falsi positivi e tempo di sblocco.
  • Copertura dei canali protetti e host isolati risolti entro SLA.
  • Riduzione degli incidenti “utente-click → compromissione” trimestre su trimestre.

Errori da evitare

  • Attivare l’ATP solo sulla posta, lasciando scoperti endpoint e SaaS.
  • Concedere eccezioni permanenti per urgenze mai riviste.
  • Non usare CDR e affidarsi solo a firme statiche.
  • Mancata integrazione con EDR/SIEM, che limita risposta e visibilità.

Conclusione
Un’ATP efficace combina prevenzione zero-day, gestione della superficie d’attacco, intelligence ricca e contesto unificato. Così riduci il rischio reale, tagli i tempi di risposta e porti in direzione numeri che contano. Vuoi una configurazione ATP + EDR + email/web con KPI e runbook pronti all’uso? Sfera Informatica può supportarti dall’assessment al rollout, con tuning e reportistica per decisioni rapide e informate.

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