La cybersicurezza non è solo tecnologia: è organizzazione. Senza ruoli chiari e responsabilità definite, policy e strumenti restano sulla carta. Un sistema di ruoli & responsabilità traduce la strategia in azioni quotidiane, assegna compiti, crea accountability e riduce i rischi operativi. In questa guida pratica vediamo come progettare e mettere in esercizio un modello efficace in 7 step: dalla mappatura del contesto alla definizione dei ruoli chiave, fino a comunicazione, diffusione e miglioramento continuo.
Che cos’è un sistema di ruoli & responsabilità
Parliamo dell’insieme coordinato di politiche, procedure e definizioni che chiariscono chi fa cosa, con quali risultati attesi e in quali tempi.
- Ruoli: posizioni o funzioni (es. CISO, Security Engineer, Data Owner) con obiettivi e competenze.
- Responsabilità: obblighi e attività specifiche assegnate al ruolo (es. approvare policy, eseguire patching, gestire incident).
Questo impianto sostiene la Cybersecurity Governance, allinea le decisioni, riduce ambiguità e velocizza la risposta agli eventi.
1) Analizza il contesto e la natura dell’organizzazione
Prima di disegnare l’organigramma, definisci la cornice: settore, dimensioni, asset critici, requisiti normativi e panorama delle minacce.
Due fattori pesano molto:
- Servizi erogati: IT gestiti, produzione OT, e-commerce, sanità.
- Area geografica: più sedi e giurisdizioni richiedono processi e responsabilità distribuiti.
L’output di questo step è una mappa dei rischi e delle dipendenze: ti dirà dove serve maggiore presidio e quali funzioni attivare.
2) Definisci i fabbisogni organizzativi e i ruoli chiave
Dalla mappa dei rischi derivano i ruoli essenziali. Esempio tipico in PMI/Enterprise:
- CISO (guida strategia, policy, reporting alla direzione).
- Security Operations (monitoraggio, incident response).
- Vulnerability & Patch Management.
- Identity & Access Management.
- Data Protection / DPO (se applicabile).
- CTO/IT Ops (esecuzione tecnica, change).
Raggruppa le funzioni in divisioni o capability e chiarisci relazioni gerarchiche, canali di comunicazione, modalità di reporting e deleghe.
3) Assegna le responsabilità con principi chiari
Le buone pratiche cardinali:
- Segregation of Duties (SoD): chi approva non esegue; chi sviluppa non rilascia in produzione.
- Need to Know: accesso solo ai dati necessari.
- Least Privilege: privilegi minimi per tempo limitato.
- Four Eyes Principle: attività critiche con doppia approvazione.
Strumenti utili: - Matrice RACI (Responsible, Accountable, Consulted, Informed) per ogni processo di sicurezza.
- Matrice SoD per separare attività incompatibili.
- Matrice di assegnazione delle responsabilità per collegare ruoli, attività e KPI.
Risultato: nessun “terra di nessuno”, nessuna sovrapposizione dannosa.
4) Trova i profili: interno, esterno o outsourcing
Tre strade, anche combinate:
- Riorganizzazione interna: rialloca risorse con competenze affini e forma dove serve.
- Reclutamento esterno: colma gap critici (es. analisi malware, cloud security).
- Outsourcing/Managed Services: SOC 24/7, MDR, gestione vulnerabilità quando serve continuità e specializzazione.
L’obiettivo è costruire una capability sostenibile: ciò che è core resta in casa, il resto si integra con partner qualificati.
5) Gestisci relazioni, comunicazione e conflitti
Un sistema funziona se le persone collaborano. Predisponi un Piano di comunicazione che definisca: interlocutori (CISO, CTO, CFO, HR), canali (e-mail, ticketing, riunioni), frequenze (settimanale, mensile, trimestrale).
Prevedi anche processi di gestione dei conflitti. Esempio: il CTO vuole adottare una nuova tecnologia; il CISO chiede ulteriori verifiche di sicurezza. Soluzione: change advisory board, criteri di risk acceptance, prove in ambiente pilota e decisione documentata. Bilanciare innovazione e protezione è una responsabilità condivisa.
6) Dissemina e rendi visibile la struttura
Se non è conosciuto, il sistema non esiste. Comunica ruoli e responsabilità con:
- Organigramma aggiornato e accessibile.
- Mansionario sintetico per ogni ruolo (missione, responsabilità, KPI, escalation).
- Playbook operativi per incident, patching, gestione accessi.
- Formazione periodica: chi ricopre un ruolo deve sapere cosa ci si aspetta e come interagire con gli altri.
La chiarezza evita ambiguità, sovrapposizioni e inefficienze.
7) Monitora l’efficacia e migliora in continuo
I ruoli non sono statici. Verifica periodicamente adattamento, carico e risultati. Strumenti:
- KPI e SLA: tempi di presa in carico incident, patch compliance, completion rate delle azioni.
- Audit e riesami: trimestrali o semestrali, con piani di miglioramento.
- Questionari e interviste: raccolta feedback dai team per intercettare esigenze e colli di bottiglia.
- Change log: ogni modifica a ruoli/responsabilità va tracciata e comunicata.
Così l’assetto segue l’evoluzione del business e delle minacce.
Esempio di RACI minimale (spunto operativo)
- Gestione patch: Responsible = IT Ops; Accountable = CISO; Consulted = App Owner; Informed = Direzione.
- Accessi privilegiati: Responsible = IAM; Accountable = CISO; Consulted = HR/Legal; Informed = Audit.
- Incident response: Responsible = SecOps; Accountable = CISO; Consulted = IT Ops, Legal, Comunicazione; Informed = Direzione.
KPI per misurare il sistema
- Mean Time to Detect/Respond (MTTD/MTTR) sugli incident.
- Coverage: percentuale asset con owner e RACI assegnati.
- SoD violations: numero di violazioni rilevate e risolte.
- Patch compliance entro finestre SLA.
- Training completion per ruoli e playbook.
Conclusione
Un sistema di ruoli & responsabilità ben progettato rende la cybersicurezza gestibile, misurabile e migliorabile. Riduce i rischi, accelera le decisioni e crea responsabilità chiare. Se vuoi progettare o verificare il tuo modello — RACI, SoD, organigramma, playbook e KPI — Sfera Informatica può aiutarti con un assessment mirato e un piano di implementazione passo-passo, pronto per essere condiviso con direzione e audit.


