Le organizzazioni moderne operano su due fronti tecnologici interconnessi: l’IT (Information Technology), che gestisce dati, applicazioni e servizi digitali, e l’OT (Operational Technology), che controlla processi fisici, macchine e impianti. L’integrazione tra IT e OT abilita efficienza e visibilità, ma amplia la superficie d’attacco: un incidente su una rete d’ufficio può propagarsi ai sistemi industriali, e viceversa. Per questo occorre un approccio strutturato che unisca classificazione degli asset, segmentazione, controllo degli accessi, monitoraggio continuo e verifica periodica delle difese. Di seguito, una guida operativa per impostare una sicurezza IT/OT solida e misurabile.
Mappa ciò che devi proteggere: asset inventory e priorità di valore
La sicurezza inizia dall’inventario. Senza un elenco aggiornato di dispositivi, applicazioni, versioni firmware e dipendenze, è impossibile valutare rischi e impatti. Classifica gli asset per criticità: sicurezza delle persone, impatto sulla produzione, conformità, reputazione, dati sensibili. Definisci livelli di priorità (alta, media, bassa) e collega a ciascun livello controlli minimi obbligatori. In ambito OT includi PLC, HMI, SCADA, sensori, gateway e reti di campo; in IT copri endpoint, server, dispositivi di rete e servizi SaaS. Aggiorna l’inventario a ogni variazione (nuovo macchinario, patch rilevante, onboarding di un fornitore).
Segmenta per contenere: dal perimetro alla micro-segmentazione
La segmentazione limita la propagazione laterale delle minacce. In IT, adotta VLAN separate per uffici, ospiti, server, IoT e ambienti di test; in OT, separa rigorosamente le zone di controllo (livelli Purdue) e isola i sistemi safety-critical. Introduci DMZ industriali per lo scambio sicuro di dati tra fabbrica ed ERP/MES. Dove possibile, applica micro-segmentazione con policy basate su identità e contesto: un HMI parla al suo PLC, ma non al file server dell’ufficio; un client manutentore accede solo ai device autorizzati, in finestre temporali definite. Le regole di segmentazione vanno documentate, monitorate e verificate con test di percorrenza.
Osserva e impara: network monitoring e analisi del traffico
Il monitoraggio del traffico è il tuo radar. In IT, utilizza sistemi NDR (Network Detection & Response) e sFlow/NetFlow per identificare anomalie, beaconing e comunicazioni non conformi. In OT, preferisci sonde passive compatibili con protocolli industriali (Modbus, Profinet, DNP3, OPC UA) per non impattare i processi. Definisci baseline di comportamento per impianti e turni: ciò che è “normale” alle 3 di notte non coincide con il picco produttivo. Integra il monitoraggio con un SIEM per correlare eventi, arricchire con threat intelligence e generare allarmi azionabili.
Proteggi l’accesso: identità, privilegi minimi e controllo di rete
L’accesso cablato e wireless va autenticato e autorizzato. Implementa 802.1X e NAC (Network Access Control) per ammettere in rete solo dispositivi conformi e noti; segmenta dinamicamente gli endpoint in base alla postura di sicurezza (patch level, EDR attivo, cifratura). Applica il principio del privilegio minimo: gli utenti OT non hanno bisogno di permessi da amministratore sui laptop di officina; gli account di servizio devono essere dedicati, ruotati e tracciati. Abilita MFA per gli accessi remoti e per i pannelli SCADA/HMI esposti tramite jump server sicuri.
Prevenzione e risposta sugli endpoint: antivirus non basta, serve EDR/XDR
Le minacce moderne eludono le firme tradizionali. Un EDR (Endpoint Detection & Response) fornisce telemetria, blocco comportamentale e capacità di indagine forense; in scenari estesi, valuta XDR per correlare segnali tra endpoint, e-mail, identità e rete. In OT, adotta soluzioni compatibili con sistemi legacy e vincoli real-time: dove non puoi installare agenti, compensa con controlli di rete e allow-list applicativa. Definisci playbook di risposta rapida: isolamento dell’host, raccolta artefatti, rollback, comunicazioni e post-incident review.
Log che parlano: centralizzazione, retention e audit
Senza log, la risposta agli incidenti è un salto nel buio. Centralizza i log di firewall, controller, server, applicazioni e apparati OT in un SIEM, con retention differenziata per requisiti legali e investigativi. Normalizza i formati, arricchisci con contesto (asset, proprietario, criticità) e crea use case specifici: accesso fuori orario a un HMI, variazioni non autorizzate di set-point, tentativi di RDP da reti guest, improvviso traffico verso IP esteri dalla cella di produzione.
Cerca prima che ti trovino: vulnerability assessment e penetration testing
Programma vulnerability assessment periodici su IT e, con le dovute cautele, sugli asset OT. In produzione, evita scansioni intrusive: preferisci finestre di manutenzione e test in ambienti gemelli (digital twin o banchi prova). Completa con penetration test mirati su processi critici e percorsi di attacco realistici (phishing → workstation manutentore → salto in rete OT). Ogni finding deve generare un piano di remediation con responsabilità, priorità e scadenze.
Zero Trust come strategia: fiducia guadagnata, mai implicita
Zero Trust non è un prodotto: è un modello. Verifica continua di identità, dispositivo e contesto; accesso just-in-time e just-enough; segmentazione stretta; telemetria e automazione della risposta. In ambienti IT/OT ibridi, Zero Trust riduce la superficie d’attacco e limita i movimenti laterali. Parti da identità e accessi privilegiati (PAM), poi estendi a reti e applicazioni.
Programmi e governance: policy, formazione e audit
Scrivi policy chiare e applicabili: classificazione dati, uso accettabile, gestione patch, accessi remoti, manutenzione terze parti. Forma regolarmente personale d’ufficio e operatori di impianto con esempi concreti (USB non autorizzate, tailgating, procedure di lock-out/tag-out digitale). Esegui audit periodici per misurare aderenza, aggiornare il risk register e allineare il piano di miglioramento continuo. Coinvolgi anche la supply chain: vendor e integratori devono rispettare gli stessi standard di accesso e logging.
To-Do list operativa
• Controllo accessi e privilegi con Intrusion Detection System e NAC
• Segmentazione di rete IT/OT e DMZ industriale
• Antivirus di nuova generazione e sistemi EDR/XDR
• Monitoraggio del traffico e NDR compatibile con protocolli OT
• Centralizzazione e analisi dei log con SIEM
• Vulnerability assessment periodici e penetration testing mirati
• Policy aggiornate, programmi di audit e formazione continua
• Adozione progressiva del modello Zero Trust
DATI E FONTI
Il 70% degli incidenti OT deriva da movimenti laterali partiti dall’IT (Dragos, 2024)
Il costo medio di una violazione dati ha raggiunto 4,88 milioni di dollari a livello globale (IBM, 2024)
Il 45% delle organizzazioni ha già iniziato ad adottare modelli Zero Trust in ambienti ibridi IT/OT (Gartner, 2023)
Ransomware coinvolto nel 28% degli incidenti che impattano la disponibilità in ambito industriale (ENISA, 2023)
CONCLUSIONE
La sicurezza IT/OT richiede visibilità, separazione intelligente, controllo degli accessi, monitoraggio continuo e verifica costante. Con un inventario aggiornato, segmentazione disciplinata, EDR/XDR, logging centralizzato e un programma regolare di assessment e test, riduci significativamente la superficie d’attacco e migliori resilienza e disponibilità degli impianti. La direzione è chiara: portare Zero Trust e disciplina operativa dove IT e OT si incontrano, trasformando la sicurezza in un abilitatore della continuità produttiva e dell’innovazione.